Cegliando, medico incurando

Dice il vecchio adagio: meglio un asino vivo che un dottore morto. Ma quando l'asino esercita la professione di medico sarebbe meglio che fosse, se non morto (siamo ovviamente contro la pena capitale), almeno radiato dall'albo professionale. Il guaio è che proprio in questo albo di professionisti, su vastissima scala, alberga il morbo asinino in maniera pandemica e impressionante. Se fossimo così ligi al dovere, pronti a denunciare sempre e comunque, finiremmo per restare quasi senza personale medico e paramedico, sempre ammesso che vi sia una passibilità di pena per l'ignoranza professionale e i danni dolosi o colposi di conseguenza commessi. E ciò non sarebbe affatto male. Tutt'altro. Questo medico senza frontiere (nell'informare in modo, più che inesatto, direi errato) dal cui nome trassi il verbo cegliare (semanticamente una via di mezzo tra celiare e medincasinare) lo incontrai ieri. Ci scambiammo un saluto fugace e così, forse valutando lì per lì che fosse ciò un po' scortese o forse troppo poco per entrambi, giusto giusto per aggiungervi due parole (mio malgrado, data la mia proverbiale avversione per camici e divise), mi trovo impigliato nella rete del discorso a dirgli in modo succintissimo, di un problema intestinale che ebbi tempo addietro. Buttai giù lì due parole; non è che mi aspettassi dal luminare tutto a un tratto una intelligente delucidazione esaustiva a tale proposito, considerati anche i precedenti. No di certo. E poi non si diventa intelligenti o istruiti da un giorno all'altro. Insomma, non mi aspettavo proprio niente.  Un'ipotesi sulla diagnosi e sulla cura in effetti l'avanzai io stesso, dicendogli che probabilmente si trattava di una carenza credo di vitamina B12, risolta con l'integrazione nella dieta di latte e uova. Mi interrompe scolastico e repentino precisando che la vitamina B12 si trova nella frutta e che avrei dovuto mangiare tanta frutta. Restai di sasso. Subito riavutomi dallo sciocchetto (sic), gli dissi bonariamente ghignante, "dottoooreee, guardi che la vitamina B12 si trova solo in prodotti di origine animale; qualcosina la si può trovare magari nella soia, per via dei microorganismi simbionti..." Incuriosito, o non si sa se stupito, mi guarda, ma imperterrito ribadisce, svergognato, ciò che aveva affermato poco prima, testardo peggio di un ciuco: la vitamina B12 si trova solo nella frutta e verdura. Verdetto non appellabile. Ma santo iddio, mi dico io, è mai possibile?... lo conosco da una vita, sì, d'accordo, mi rendo conto che ho sempre saputo di avere a che fare con un asino, ma di questa portata... costui, non sta scherzando mica (in effetti sta cegliando), mi sa proprio che crede che tutte le vitamine si trovano solo nella frutta e nella verdura. "Ma in quale università ha studiato?", lo bacchettai sornione, volendo rimanere tra il serio e il faceto. Una ripassatina su ciò che ha studiato non sarebbe male. Se vuole le posso far leggere un libro di Patologia Generale che ho trovato - non che io voglia diventare medico - dove si narra la vicenda della famigerata vitamina B12. Mi lasciò improvviso, come era apparso, così di stucco (come pietrificato da Medusa) e se ne andò a chissà fare cosa, forse cosa da niente, o nulla altrove. Non poteva di certo perdere tempo con queste futili precisazioni.

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